IL CASO
Al termine di una convivenza protrattasi per venti anni una coppia si lascia.
L'uomo ricorre in giudizio per chiedere la restituzione della somma di 500mila euro data all'ex compagna, per l'acquisto di immobili che avevano effettuato insieme, prima che il loro rapporto cessasse.
Il Tribunale accoglie la sua domanda, ravvisando nella fattispecie un' "azione di arricchimento senza causa" dell'ex compagna.
Il caso, su impulso dell'ex compagna, giunge infine in Cassazione, in quanto ella ritiene che la somma non sia da restituire in quanto costituente adempimento di obbligazione naturale.
LA SENTENZA
La Suprema Corte, con Sentenza 3 febbraio 2020, n. 2392 respinge il ricorso, dando quindi ragione nella fattispecie all'uomo, sulla base di queste considerazioni:
- Un'attribuzione patrimoniale a favore del convivente "more uxorio" configura l'adempimento di un'obbligazione naturale (come tale, quindi, irripetibile, cioè non soggetta all'obbligo di futura restituzione) a condizione che la prestazione risulti adeguata alle circostanze e proporzionata all'entità del patrimonio e alle condizioni sociali del soggetto che la eroga
- Sussiste invece il diritto a ricevere indietro le erogazioni se travalicanti i limiti di proporzionalità e di adeguatezza. Come nella fattispecie
DICEMBRE 2020
N.B. il presente articolo ha uno scopo meramente informativo e orientativo. Non può essere inteso, nemmeno in senso lato, come parere professionale. Nel caso di problematiche occorre sempre rivolgersi al proprio legale di fiducia e far esaminare il caso concreto al fine di ottenere un parere personalizzato e completamente attendibile.